giovedì 20 agosto 2015

TOSCA IN SINTESI

Il video che posto in questo articolo rappresenta, a mio avviso,  una delle opere più belle mai scritte da un compositore nel panorama del genere musicale melodrammatico. Suggerisco la visione del video in particolare di tre sezioni: da minuto 1:12:42 a minuto 1:16:23 (la celebre aria di Tosca "Vissi d'arte"); da minuto 1:20:00 a minuto 1:27:07 (l'uccisione di Scarpia per mano di Tosca); da minuto 1:34:50 fino alla fine (la celebre aria di Cavaradossi "E lucevan le stelle"). Gli episodi selezionati rappresentano la sintesi dell'intera opera e potrebbe essere proposta ad una classe di scuola media o superiore, laddove l'insegnante affronta lezioni di ascolto ed analisi dei diversi generi ed epoche musicali.

Cenni Biografici sul compositore:
Giacomo Puccini

Giacomo Puccini, il più importante compositore italiano della generazione post-verdiana, nacque a Lucca il 22 dicembre 1858 da una famiglia di musicisti: da molte generazioni i Puccini erano Maestri di cappella del Duomo di Lucca. 

Dopo la morte del padre, quando aveva solo cinque anni, fu mandato a studiare presso lo zio Fortunato Magi, che lo considerava un allievo non troppo dotato e scarsamente disciplinato. 

Dal 1880 al 1883 studiò al conservatorio di Milano, dove fu allievo di Amilcare Ponchielli e Antonio Bazzini. Tra le composizioni di questi anni spiccano un Preludio Sinfonico e un Capriccio Sinfonico scritto come saggio di diploma nel 1883.

Durante questo periodo milanese fu assiduo frequentatore di teatri e tramite la mediazione di Catalani entrò in contatto con Arrigo Boito, Franco Faccio, Marco Praga e gli ambienti della scapigliatura.
 
Puccini partecipò al concorso per opere in un atto indetto dall'editore Sonzogno nel 1883 con "Le Villi", su libretto di Ferdinando Fontana. L'opera non vinse il concorso, ma nel 1884 fu rappresentata con il titolo originale "Le Willis" al Teatro dal Verme di Milano sotto il patrocinio dell'editore Giulio Ricordi, concorrente di Sonzogno.

Rincuorato dal successo di "Le Villi", Ricordi commissionò una nuova opera al duo Puccini-Fontana, destinata questa volta al Teatro alla Scala, ma "Edgar" (1889) non ebbe successo, e nei decenni successivi sarà radicalmente rimaneggiata da Puccini.

Nel 1891 Puccini si trasferì a Torre del Lago: ne amava il mondo rustico e lo considerava il posto ideale per coltivare la sua passione per la caccia e per le baldorie tra artisti. Di Torre del Lago il maestro fece il suo rifugio, facendosi costruire la villa che andò ad abitare nel 1900 e qui furono composte le sue opere di maggior successo. 

Il primo grande successo internazionale giunse a Torino nel 1903 con "Manon Lescaut" (libretto di D. Oliva), la terza opera di Puccini che segnò l'inizio della collaborazione con i librettisti Luigi Illica e Giuseppe Giacosa, i quali scriveranno poi i libretti delle successive opere più famose e rappresentate del teatro pucciniano.

"La Bohème" (Torino 1896, basata su una trama di Henry Murger), è forse l'opera più celebre di Puccini e tra le migliori del panorama operistico romantico.

Con "Tosca" (1900) Puccini sfocia nel melodramma storico a forti tinte che venne accolto con favore dal pubblico romano, mentre la successiva “Madama Butterfly” (Milano 1904, basata su un dramma di David Belasco) fu un solenne fiasco alla Scala che solo dopo alcuni rimaneggiamenti diventa, in seguito, un nuovo grande successo al Teatro Grande di Brescia.

Seguirono 6 anni di pausa durante la quale Puccini lavora ad un'enorme quantità di progetti abortiti, talvolta abbandonati ad uno stadio di composizione avanzato, infine, dopo viaggi e riflessioni, ricominciò a concludere le sue composizioni nel 1910.

La passione per l'esotismo da cui era nata "Madama Butterfly" spinge sempre più il musicista a confrontarsi con il linguaggio e gli stili musicali internazionali dell'epoca, nasce così "La fanciulla del West", un western ante-litteram, rappresentata per la prima volta al Metropolitan Opera di New York nel 1910 e nel 1917 "La Rondine", concepita come operetta e nata come curioso ibrido tra operetta e melodramma. 

Puccini compose 12 Opere, molte pagine corali, tra cui una Messa e un Requiem, liriche per canto e pianoforte e varie composizioni strumentali.

L'ultima opera, Turandot, iniziata nel 1920 rimase incompiuta, interrotta dalla morte di Puccini quando mancava soltanto il finale dell'ultimo atto: il compositore morì a Bruxelles il il 24 novembre 1924, per sopraggiunte complicazioni durante la cura di un tumore all'esofago. 

La morte di Puccini fu un lutto per l'Italia intera e per tutti i suoi sostenitori sparsi nel mondo. Inizialmente il compositore venne seppellito a Milano, ma nel 1926 il figlio Antonio fece trasferire le sue reliquie a Torre del Lago in una piccola cappella privata della villa sul lago dove Puccini aveva composto i suoi capolavori.

Le ultime due scene della "Turandot" furono terminate da Franco Alfano, ma la sera della prima rappresentazione il maestro Toscanini interruppe l'esecuzione là dove il maestro l'aveva interrotta, con la morte di Liù. 

Nel 2001 Luciano Berio compose un nuovo finale basato sul medesimo libretto e sugli appunti di Puccini.

L’Opera:

Introduzione
È un'opera lirica in tre atti di Giacomo Puccini su libretto di Luigi Illica e Giuseppe Giacosa tratta dal dramma omonimo di Victorien Sardou.
La prima rappresentazione fu al "Teatro Costanzi" di Roma il 14 Gennaio 1900
I personaggi sono:

*     FLORIA TOSCA (soprano) celebre cantante
*     BARONE SCARPIA (baritono) capo della polizia
*     MARIO CAVARADOSSI (tenore) pittore
*     CESARE ANGELOTTI (basso)
*     IL SAGRESTANO (basso)
*     SPOLETTA (tenore) agente di polizia
*     SCIARRONE (basso) gendarme
*     UN CARCERIERE (basso)
*     UN PASTORELLO (voce bianca)
*     SERGENTE DEI DOGANIERI (basso)
*     CORO

Trama
L’azione si svolge nel 1800 a Roma in un clima di tensione in seguito agli avvenimenti rivoluzionari in Francia e alla caduta della prima Repubblica Romana.

ATTO I 'Chiesa di Sant'Andrea della Valle.
Il prigioniero politico Cesare Angelotti, evaso da Castel Sant’Angelo, cerca rifugio nella chiesa, trova la chiave nel luogo convenuto ed entra nella cappella che appartiene alla sorella, la marchesa Attavanti.
La donna è stata ritratta senza saperlo in un quadro del pittore Mario Cavaradossi il quale sta dipingendo una cappella della chiesa.
Angelotti si nasconde all’apparire del sagrestano; costui borbottando mette in ordine gli attrezzi del pittore il quale giunge poco dopo per continuare il suo dipinto. Il sagrestano si congeda, allora Angelotti esce dal nascondiglio, riconosce in Cavaradossi un amico e gli racconta la sua avventurosa fuga. Il loro colloquio è interrotto dall’arrivo di Floria Tosca, la bella cantante amante del pittore.
Di nuovo Angelotti si nasconde; Tosca, mentre espone a Mario il suo progetto amoroso per la sera, vede nella figura della Maddalena del dipinto la marchesa Attavanti, fa una scenata di gelosia al pittore che riesce a calmarla. All’uscita di Tosca il fuggitivo riappare e continua il dialogo con Mario che gli offre il suo aiuto.
Cavaradossi e Angelotti lasciano la chiesa dove entra, alla ricerca dell’evaso, poco dopo Scarpia, capo della polizia papalina, sospettando di Mario bonapartista.
Tosca torna alla chiesa per informare l’amato che la sera deve cantare a Palazzo Farnese per i festeggiamenti della vittoria dell’esercito austriaco su Napoleone a Marengo.
Scarpia, che si è invaghito di Tosca, alimenta la gelosia della giovane; costei sospettando un incontro di Mario con la marchesa giura di ritrovarli mentre viene seguita dal poliziotto Spoletta per ordine del suo capo.

ATTO II 'Palazzo Farnese “Scarpia”.
Mentre cena in una sala di Palazzo Farnese, ode la voce di Tosca che esegue la cantata celebrativa; nel frattempo i poliziotti conducono in sua presenza Mario che, arrestato e interrogato, rifiutando di rivelare il nascondiglio di Angelotti, viene condotto in una stanza dove viene torturato.
Sopraggiunta Tosca convocata da Scarpia, udendo i gemiti dell’amato, rivela il nascondiglio del fuggitivo: il pozzo della villa di Cavaradossi.
Mario apprende del tradimento della giovane e si rifiuta di abbracciarla; in quel momento arriva il gendarme Sciarrone ad annunciare che Napoleone non ha subito una sconfitta, ma ha vinto a Marengo.
Mario esulta ad alta voce e Scarpia lo condanna immediatamente a morte. Disperata, Tosca gli chiede di concedere la grazia a Mario. Scarpia la ricatta: se gli si concederà, potrà salvare Cavaradossi e lasciare Roma con lui. Viene interrotto da Spoletta il quale informa che Angelotti per evitare la cattura si è ucciso.
Tosca promette di darsi a Scarpia in cambio della vita dell’amato, allora costui finge di dare ordini perché la fucilazione di Mario sia solo simulata con i fucili caricati a salve. Mentre quello compila il salvacondotto la giovane prende un coltello e lo uccide.

ATTO III 'La piattaforma di Castel Sant'Angelo'.
È l’alba. Cavaradossi, in attesa di essere giustiziato, inizia a scrivere una lettera di addio che un carceriere, in cambio di un anello, dovrà consegnere a Tosca. La donna arriva e informa il giovane della fucilazione simulata; in realtà Scarpia l’ha ingannata: Mario viene fucilato veramente.
Allora Tosca, disperata ed inseguita dagli sbirri che hanno scoperto il cadavere di Scarpia, si getta dagli spalti del castello.










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