sabato 23 ottobre 2010

i grandi interrogativi

Arriva un momento della nostra vita nel quale ti poni la domanda fatidica: che cos'è il bene? e che cos'è il male? A questo interrogativo io una risposta me la son data: la nostra stessa vita è interamente dedicata a comprendere, analizzare e catalogare situazioni, eventi, rapporti umani, atteggiamenti, modi di pensare che ci facciano credere che il bene è lì, come pure il male è lì. Una lotta continua, spietata, senza esclusioni di colpi. Il bene contro il male; il positivo contro il negativo; la vita contro la morte. In tutto questo, la mia certezza è: guardarsi bene dentro, nell'intimo della propria anima, al centro del nostro essere, nel nostro cuore. E' lì che si trova il bene, questa entità reale, concreta, viva più di quanto noi possiamo immaginare. Una entità custodita a volte troppo nel nostro profondo per essere scoperta e valorizzata. Bisogna guardarsi bene dentro di noi, in totale silenzio, immersi, anche solo per alcuni minuti, nell'intimo della propria esistenza. Purtroppo anche il male è una entità ben definita, concreta, viva. Anch'essa ha la capacità di ispirare situazioni, azioni, modi di essere e di pensare. Al male bisogna rispondere sempre con il bene. Le religioni del mondo hanno scelto ognuno una figura simbolica diversa, un essere vivente, un uomo in carne ed ossa che potesse inpersonificare e rendere visibile a tutti il bene. Io mi ritengo un cristiano praticante e per me quella figura si chiama Gesù. Altri hanno dato al bene un nome e un volto umano diverso. Ma una cosa è certa. Tutti noi dobbiamo veramente scavare dentro per trovare il nostro bene, qualsiasi nome esso abbia. Chi non si mette a ricercare questo bene, credo non abbia molte speranze di liberarsi dal laccio del male, e dalla sua capacità di soggiogare la stessa nostra esistenza.

sabato 14 agosto 2010

le fantasie di telemann nel repertorio oboistico

La prova di poter riuscire a suonare le fantasie di telemann, originariamente scritte per flauto solo, con l'oboe, ci rimanda alla concezione di sviluppare un suono dell'oboe fluido, nell'estensione, nel vibrato e nella capacità di fraseggiare, all'interno di una struttura melodica, con dinamismo e con una buona articolazione. Questa concezione di suono oboistico, ovviamente, non l'ho scoperta io, ma si ispira a quel genio dell'oboe che noi tutti conosciamo con il nome di H. Holliger. Durante i miei anni di studio, ho maturato una concezione di suono oboistico ben precisa e sono arrivato alla conclusione che analizzare, scomporre, interpretare, capire il suono, lo stile esecutivo del grande H. Holliger, significa in sostanza fissare avanti a me l'obiettivo supremo al quale tendere con il mio studio. Imitare quel suono, significa poi facilitare, portare ai minimi termini quello che con l'oboe si può fare e realizzare in orchestra e in altri contesti esecutivi. Mi meraviglio, comunque come questo mio pensiero non viene spesso condiviso nelle cosiddette nostre scuole di pensiero oboistico italiano, laddove si continua a pensare di Holliger, come di un solista dal suono chiaro, che si amalgama poco con gli altri legni in orchestra e che quindi diventa quasi una colpa che lui riesca a realizzare con il suo strumento un suono penetrante, cristallino, centrato e fluido. Nelle orchestre italiane, l'oboe non si sente più. Continua a giocare a nascondino con il flauto e il clarinetto, e i grandi maestri oboisti italiani, hanno ormai da tempo abbandonato il suono dell'oboe per dedicarsi all'imitazione (con l'oboe) del sassofono. Questa è, dal mio punto di vista, la cruda e nuda verità italiana. Siete d'accordo con me?
Se vuoi puoi ascoltare la versione della fantasia n 3 di Telemann eseguita da me con l'oboe al seguente link: fantasia n 3 di G P Telemann

domenica 1 agosto 2010

la vera essenza della vita

il linguaggio multimediale mi ha sempre appassionato e ispirato. Da una semplice raccolta di immagini, abbinata ad una buona musica può nascere la poesia. Guardare per credere.

lunedì 4 gennaio 2010

quelli che le ance di oboe le comprano

buon giorno a tutti e buon anno.
ma che senso ha comprare le ance x oboe. Senza una ricerca costante e prolungata nel lavoro di costruzione dell'ancia, un vero oboista difficilmente conoscerà i diversi tipi di canna,e di conseguenza non sarà in grado di capire le diverse performance che ogni marca offre. E' come se un pilota di formula uno si accontenti in ogni gara della stessa macchina da corsa. Starà sempre a fare intorno alla pista giri turistici, mentre gli altri piloti concorrono per vincere una gara, una vera! gara. continua....

cascata

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